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Grattare l'esistenza fino al suo nocciolo, la sua verità. È stato questo il tentativo di Jolanda Insana (Messina, 1937 - Roma, 2016), tra le voci poetiche più incisive della letteratura italiana contemporanea. Una voce poetica da sempre pubblica, com'era pubblica la voce degli antichi poeti classici. È questa voce, concreta, aggrappata alla vita, che il nostro volume tenta di attraversare, ripercorrendone le strade, attraverso una vasta scelta di inediti e di scritti sparsi, di saggi, poesie, ricordi, interviste, disegni, recensioni, articoli, che consentono al lettore di incontrare il "fare" poetico di Insana, come un innesto tra pratiche, lingue, arti differenti. Come ogni "fare" pubblico, questa voce è anche una voce collettiva, aperta al presente: la voce di Insana si innesta così nel volume con quella di amiche, amici e critici che hanno dialogato, letto, osservando il mondo attraverso la sua lingua, provando a grattare con lei, a loro volta, le forme mortifere e sfinite del proprio tempo, la "rema morta dello Stretto". È contro queste forme che muoveva il lungo scongiuro di Insana: uno scongiuro, ancora visibile e imprevedibile, che questo innesto di voci, linguaggi, lampi, riflessioni, tenta di rendere, una volta di più, operante e vivo.